USS Callister


Benvenuti, siamo Eliana, Lorenzo e Jacopo.
L'idea di questo blog nasce quando, dopo aver guardato il primo episodio della quarta stagione di Black Mirror attraverso gli occhi di tre aspiranti psicologi, ci siamo resi conto di quanto la dipendenza da tecnologia possa avere conseguenze gravi, al pari di una dipendenza da una qualsiasi sostanza tossica.
E' così che, in un pomeriggio tra amici, ci siamo ritrovati a riflettere. 
Ma facciamo un passo per volta.
Innanzitutto è necessario specificare cosa sia Black Mirror: è una serie tv prodotta da Netflix, basata su un concept particolare, dato che ogni puntata costituisce un episodio a sé. Il legame tra gli episodi è dato dal fatto che sono tutti ambientati in una sorta di futuro distopico in cui vengono portati agli estremi i problemi di un mondo attuale profondamente influenzato dalla tecnologia. 
Nella prima puntata della quarta stagione, USS Callister, nata come una parodia di Star Trek, il protagonista è il classico nerd sfigato che è, però, a capo di una società che produce un gioco di realtà virtuale. Egli ha anche creato una versione alternativa del gioco, di cui è l'unico amministratore, a immagine e somiglianza della sua serie tv preferita, USS Callister, appunto. 
Robert si rifugia in questo mondo vrituale per non affrontare i problemi della realtà, al punto che essere il capitano della nave spaziale ha più importanza che farsi sentire all'interno della sua società. Clonando virtualmente le persone da cui ha subito dei torti, riversa su di loro la sua rabbia. 
Pur essendo una situazione iperbolica ci ha dato la possibilità di riflettere sul fatto che la tecnologia da lui stesso creata lo rende prigioniero, come spesso può succedere anche nella nostra società. 

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